L’etica della sofferenza

12 novembre 2008 alle 23:22 | Pubblicato su Satira | 1 commento
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nosmile

Com’è noto, la legge sulla fecondazione assistita proibisce la diagnosi preimpianto degli embrioni, ottenuti in vitro, da inserire nell’utero materno. Salvo poi consentire, con una schizofrenica capriola, l’aborto degli embrioni stessi, qualora risultassero “imperfetti”.
Presso l’università La Sapienza di Roma, il biologo Francesco Fiorentino ha fatto ricorso a un metodo (già sperimentato negli Usa) che consiste nella biopsia di un ovocita materno non ancora fecondato. Tale metodo permette naturalmente di prevenire soltanto le malattie che si trasmettono per via femminile, ma fra queste vi sono disturbi genetici gravissimi, come la sindrome di Down, la betatalassemia, la fibrosi cistica, la distrofia muscolare e molte altre. Grazie alla nuova tecnica diagnostica è nata una bimba sanissima a una donna portatrice di una sindrome rara e molto grave, che colpisce il sistema nervoso e per la quale non esiste cura.
È evidente che si tratta di un sistema che non tocca l’embrione e quindi non dovrebbe (non potrebbe) suscitare reazioni di tipo etico da parte dei settori più attenti all’ortodossia cattolica. Viceversa Lucetta Scaraffia è già pronta a piazzare qualche paletto, parlando di “selezione eugenetica“.
Credo che sia arrivato il momento di spiegare l’evidenza a chi pensa che il desiderio di avere figli sani sia un aspetto del moderno consumismo, che spinge tutti a sognare di sfoggiare cose più belle di quelle del nostro vicino di casa. O peggio, che sia il timore di una vita fatta di sacrifici e di rinunce.
Non è così: se un genitore desidera un figlio sano non è per svicolare di fronte alla propria sofferenza, ma per non infliggere sofferenza a chi si ama di più. Per non sentirsi colpevole di un atto consapevole di crudeltà. I genitori non hanno paura delle rinunce e dei sacrifici, ma temono quelli che dovrebbero affrontare i loro figli.
Quindi, se per meritare la salvezza eterna, è proprio necessario mettere al mondo un infelice, magari vale la pena di rischiare. Io scommetto che il Padreterno è meno fondamentalista della Scaraffia.

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